lunedì 8 giugno 2009

Una eterna gioventù, ed il '68

Riporto qui una lettera che ho inviato a Galimberti (lo psicologo).
A ben vedere riguarda sempre il "senso della vita"
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caro Galimberti, le scrivo per descrivere uno strano fenomeno.
In qualche modo mi ricollego ad una lettera di Giulia di Gennaio, straordinaria per la chiarezza e l’incisività delle emozioni che descrive.
Emozioni di una “nessuno” che vive con impotenza i tempi che corrono.
Credo che Giulia sia giovane, almeno così l’intuito mi dice.

Il fenomeno curioso a cui alludevo, invece, appartiene ad un’altra epoca, e riguarda un dato sia psicologico che organico.

Per individuare l’era, Le dico che avevo 20 anni nel ’68.

Il fenomeno in poche parole è questo: come nel ritratto di Dorian Gray, io non invecchio più, e come per me, ciò accade per tanti miei amici.

Si è detto ormai di tutto su quella lontanissima era, ormai morta e sepolta con commemorazioni non proprio lusinghiere.

Il prete ha detto che eravamo sognatori, velleitari e pressapochisti, e tutto sommato da allora il mondo sta meglio senza di noi e le nostre pretese di cambiare il mondo.

Tutto ciò è certamente vero e chi si azzarda ormai a contestare?
L’abbiamo fatto anche troppo!

Epperò chiedo a sociologici e politici di controllare questo fatto almeno curioso: ci vengano pure a visitare, psicanalizzare e : a tutti gli effetti noi dimostriamo ancora 20 anni, psichicamente ma anche e soprattutto esteriormente.

Lo posso garantire, anche mandando delle foto, se serve!
Inviterei anche le potentissime ditte farmaceutiche: forse nel nostro sangue potrebbe scoprire molecole affascinanti.

Io una teoria ce l’avrei: da allora noi “sessantottini” viviamo una specie di “coma non assistito” (nel senso che nessuno ci nutre a spese dello stato; lo dobbiamo fare noi a spese nostre, e così immobilizzati credetemi non è facile).

Apparentemente partecipiamo alla vita comune, a questo “Migliore di tutti i mondi possibili”; ma in realtà noi siamo, siamo stati, e sempre saremo, inattuali in tutti i sensi possibile, usando un aggettivo caro a Rilke.

Noi siamo qui, ma il cuore è altrove (in atlantide forse..) e questo ci ha conservato miracolosamente giovani: nella testa, nel cuore, nei muscoli, nella pelle.

Sfido chiunque incontrandoci, ad indovinare la nostra vera età.
Qualcuno ritirerà fuori il complesso di Peter Pan.
Ragazzi, non scherziamo, qui “non pettiniamo le bambole” come si dice ironicamente a Roma

Questa è una cosa seria.

Qui si parla di fisica, chimica, neuroscienza; mica roba da ridere.

Un ultimo pensiero mi sovviene. Dico a tutti i nostri VIP, inclusi soprattutto i politici (che dovrebbero pensare ad altro), posseduti al giorno d’oggi da questa ossessione di non invecchiare mai (me ne viene in mente uno con la bandana..), a suon di costosissimi interventi chirurgici: perché non fate come noi?

Al prezzo di pochi sogni e ed un po’ di allenamento a non mentire, corrompere ed essere corrotti, si guadagnano decine di anni di vita, e tutto ciò gratis!

Qualcosa da Walden, di D H Thoreau

Dobbiamo imparare a risvegliarci e a mantenerci desti, non con aiuti meccanici ma con una infinita speranza nell'alba, che non ci abbandona neppure nel sonno più profondo.

Non conosco nulla di più incoraggiante dell'incontestabile capacità dell'uomo di elevare la sua vita con uno sforzo cosciente. È bello sapere dipingere un certo quadro, o scolpire una statua e così rendere belli alcuni oggetti; ma è molto più degno di gloria scolpire e dipingere l'atmosfera stessa e il mezzo con il quale guardiamo, cosa che possiamo fare moralmente.

L'arte più degna è influire sulle qualità del giorno. Ogni uomo ha il compito di rendere la sua vita, anche nei dettagli, degna della contemplazione delle sue opere più belle e più critiche. Se rifiutassimo, o piuttosto consumassimo, le meschine notizie che riceviamo, gli oracoli ci insegnerebbero chiaramente come potremo farlo.

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.

Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici; se si fosse rivelata meschina, volevo trarne tutta la genuina meschinità, e mostrarne al mondo la bassezza; se invece fosse apparsa sublime, volevo conoscerla con l'esperienza, e poterne dare un ragguaglio nella mia prossima digressione.

D.H. Thoreau, Walden

Pensieri Diversi di GT

Desiderare che il mondo sia semplice, sfocia sempre una sottile forma di violenza.

Per almeno 2 milioni di anni l’uomo ha ucciso, torturato e mangiato i suoi simili; da poco si è fermato ed alcuni nostalgici la chiamano “età dell’oro”?!

Ci sono persone così buone da poter uccidere chi non lo capisce.

L’arte moderna sta all’arte come una galleria sta alla montagna.

L’uomo moderno è profondamente ignorante; crede di porer fare la barba a Dio solo perché sa usare un rasoio Braun.

Oggi è caduta la neve. Un bambino guardava sorpreso ed eccitato i fiocchi che gli cadevano sul viso. Ho pensato il luogo comune: da grande non si sorprenderà più; saprà che la neve è fatta di cristalli di acqua; la conoscenza uccide la meraviglia. Ma subito dopo mi son detto che poche affermazioni sono più sciocche di questa. Una sola cosa uccide la meraviglia: ed è l'abitudine, la consuetudine ottusa di chi si rinchiude in una vita senza sogni, senza epos, senza grandi ideali, grandi domande, grandi mete. E per antidoto paradossalmente c'è solo lei: la conoscenza, o la curiosità. (colui che non sa niente non ama niente; ma colui che capisce ama, vede, osserva..)

E' triste non essere amati, ma c'è qualcosa di peggio: essere amati per qualcuno che non siamo. Nel primo caso ci viene data indifferenza; nel secondo, quando cerchiamo di rivelare la nostra vera essenza, ci viene dato odio e rabbia.

Sembra che esista purtroppo questa successione: a) dare un senso alla propria vita; b) che equivale a dipendere da una persona amata, da un gruppo, da un'idea; c) che equivale a coltivare un sentimento di sacrificio. Da ciò si deduce che gli uomini uccidono o fanno figli per la stessa ragione.

Un uomo felice è naturalmente buono. Un uomo infelice lo è solo raramente e grazie ad un artifizio: il cui nome è saggezza.

Chi è che non si commuove di fronte ad una notte stellata? Anche un criminale, di certo. Ma allora cosa è il male? Deve essere anch'esso una forma di amore e sentimento.

La tradizione non è assolutamente consuetudine (l'uomo moderno ha ormai solo consuetudini e non tradizioni). Paganesimo o irreligiosità è vivere nella consuetudine. (Religiosità è vivere nella meraviglia). (A. Miller: Marylin sapeva guardare ad un fiore come se l'avesse visto per la prima volta) (Gide: Ellis trovava le loro zampe sproporzionate; cosi' constatai la spiacevole incomprensione del suo animo.) (Ricordati di "santificare" le feste) (Momenti di Gloria: "non sa pelare le patate senza passione")

Certo avere un ideale, vivere con fede un proprio sogno può essere visto dal nostro prossimo come una forma di psicosi (narcisistica). Chi dirimerà la questione? Nessuno, perché qui non è terreno per prove: non abbiamo più i piedi in terra né un oggetto con cui misurare una prova. Ciò che conta forse è solo una cosa: la passione (e coerenza nella vita; una psicosi manca di passione?) (una fede senza coraggio e passione è una psicosi?) (LW direbbe: Ciò che conta è la fede nella propria redenzione)

La forza più distruttiva dell'universo? La consuetudine. Per uscire dalla consuetudine ci sono degli ausilii: L'ARTE (la meraviglia dei sensi); LA SCIENZA (la meraviglia della mente); LA FEDE (la meraviglia dell'anima).

(Chiunque ha provato una esperienza di pura estasi capisce che:) L'uomo si avvicina a Dio solo in due momenti opposti della vita: nel dolore e nella gioia. Nel primo caso il cielo si fa buio e oscuro; l'uomo entra in una casa che chiama chiesa, si inginocchia, pensa ad un Dio onnipotente che fuori di là lo possa aiutare e gli parla: Dio aiutami, Dio proteggimi. L'uomo entra nel tempo e misura le ore che lo separano dalla liberazione; intanto fa quello che può per alleviare il peso della sua anima, chiama alcuni suoi simili a delegare il Dio e confessa loro le sue colpe; si agita e si affanna a costruire protezioni e oggetti per sopravvivere. Nel secondo caso il cielo è splendente per il sole di giorno e per le stelle di notte; l'uomo non riesce a staccare gli occhi da lassù, non vi sono parole da dire. L'uomo esce dal tempo ed in un momento di perfetta immobilità la sua anima capisce che il Dio è dentro ognuno di noi ed è eterno. Come è evidente allora che la religione dei Testamenti poteva nascere solo da un popolo perseguitato e sofferente! Anche in essa si trova il rivolgersi a Dio per gioia; ma è un movimento secondario e di ritorno. L'impronta fondamentale resta, ed il suo segno è: il troppo parlare! Come è diverso l'oriente! Come ha provato il nascere di un Dio da un attimo di pura gioia! In occidente il santo in estasi prega e loda Dio; in oriente il santo in estasi non parla, non agisce, non pensa: entra nell'eterno in un movimento di perfetta immobilità.

Puoi regalare un fiore ed aspettare di vederlo appassire in un vaso; puoi regalare un pensiero e sperare di vederlo crescere nell'animo.

Un vecchio che sbaglia spreca il suo capitale; un giovane che sbaglia investe il suo rediito.

I giovani sanno molto più di quanto non credano; i vecchi credono molto più di quanto non sappiano.

I sentimenti d'amore seguono leggi non dissimili da quelle economiche. I ricchi sono quelli che investono produttivamente il loro piccolo capitale; i poveri o i mediocri quelli che pensano solo a difendere i loro risparmi. I primi agiscono in base al coraggio: sanno bene che solo investendo sempre di più, con intelligenza e saggezza, ma anche con rischio, possono poi guadagnare. I secondi agiscono in base alla paura: cercano di tener fermo il loro capitale, vedendolo solo diminuire in base all'inflazione. Cercano allora qualcuno che gli possa fare un prestito: assicurano che con quello si rimetteranno su e potranno poi restituirlo. Al massimo essi riescono a vivere una vita in pareggio. I primi sono quelli che sanno amare; i secondi quelli che hanno bisogno di essere amati. I primi dicono: io dedico i miei sentimenti a te, e spero che un giorno me li renderai. I secondi dicono: dammi subito e prima di tutto il tuo amore, altrimenti ho paura e non so vivere: quando sarò in pari, forse te lo renderò (logoro e sgualcito).

Ci sono persone che vivono intorno ad un punto fermo, che è una casa sulla cui porta è scritto: proteggici dalla paura di noi stessi, dacci la sicurezza quotidiana, concedici delle colpe di cui poter chiedere perdono,. Questa casa, per il servizio che rende, deve essere senza finestre e senza sole; dell'inevitabile frustrazione che ne consegue i conviventi si accuseranno a vicenda. Nei momenti di quiete essi cercheranno un fittizio ristoro spostando i mobili o cambiando il colore delle pareti. --- Dovremmo invece essere tutti persone che vivono intorno ad un sentimento fermo, che è un vestito sobrio e buono per tutte le stagioni, sulla cui etichetta è scritto: amore per noi stessi e gli altri, autonomia da ogni sicurezza, orrore per la colpa, la vergogna, il sacrificio e la sofferenza. E non avremo bisogno di alcuna casa, perché splende sempre il sole su chi ha fede, fegato e coraggio. (E… lungo la strada troveremo compagni?)

Wallenstein gridava: "Le stelle del nostro destino brillano nei nostri cuori". Ma i cuori moderni sono fragili e non vedono piu' le stelle. E le stelle stanno a guardare..

C'e' una sola qualita' umana che vince sempre: la debolezza. (Ricordare Blade Runner).

Il miglior modo per rendere inoffensivo un essere umano, e' contagiarlo in tenera eta' con quelle tre malattie distruttive dell'integrita' della mente che sono: buona educazione, moralismo, religione.